Ne uccide più l'economia che le malattie. Questo almeno quello
che sembra stia succedendo oggi nei paesi occidentali, paesi in cui
la situazione economica potrebbe permettere livelli di ricerca e di
sanità eccellenti, ma le cui scelte politiche indicano altre
priorità.
Cos'è: AIDS Sindrome da
ImmunoDeficienza
Acquisita (SIDA è l'acronimo
italiano) è una malattia del sistema immunitario causata dal
virus HIV (Human immunodeficiency virus, il virus
dell'immunodeficienza umana). La malattia rende debole il sistema
immunitario lasciando l'organismo vulnerabile agli attacchi di
infezioni e tumori. Ci si ammala quindi di AIDS, ma la mortalità è
dovuta ad altre malattie che trovano l'organismo privo di
difese.
Qualche dato: negli ultimi 30 anni - il 1982, è
riconosciuto come anno di inizio dell'epidemia - i casi di AIDS
notificati in Italia sono stati 53.000 con un tasso di decesso
attorno al 65%. Oggi, le persone infettate (sieropositivi e malati
di Aids) sono 120.000, con un'incidenza di 3.500-4.000 nuovi casi
l'anno.

L'incidenza del virus è in netto calo, se si considera che il
numero di nuovi casi nel 1986 era di 14.000 - 18.000 e che il
numero dei malati conclamati di AIDS ha raggiunto, nel 1995, il suo
picco massimo, con circa 5.500 diagnosi all'anno.

Com'è cambiata la malattia: l'AIDS è stata tra
le malattie più stigmatizzanti dell'ultimo secolo.
I primi casi di AIDS sono apparsi nel giugno del 1981, negli
Stati Uniti, quando il Centro per il Controllo e la Prevenzione
delle Malattie (CDC) registrò cinque casi di polmonite nella
comunità omosessuale di Los Angeles. I colpiti sembravano
essere quasi esclusivamente omosessuali, tanto che, nel 1982, la
stampa americana, in assenza di un nome per questa malattia, coniò
il termine GRID, Gay-related immune deficiency (immunodeficienza
gay). Nemmeno il CDC definì subito un termine per questa malattia
che, per i primi mesi della sua insorgenza, continuò ad essere
indicata, con i diversi nomi delle patologie associate.
All'aumentare del numero dei casi ci si accorse che, le comunità
maggiormente colpite, oltre a quella omosessuale, erano quelle
degli emofiliaci, degli haitiani e degli eroinomani, tutte parole
che in iglese iniziano con l'H. Da lì il nome di "malattia 4H".
In 30 anni (vedi grafico sotto) la distribuzione della malattia
si è enormemente evoluta, passando da "malattia degli altri" a
"malattia di tutti", che colpisce, al giorno d'oggi, a prescindere
dalla fascia d'età e dalle inclinazioni sessuali.

Come evitare il contagio: l' HIV è un virus a
bassa contagiosità, che per trasmettersi ha bisogno di un'elevata
concentrazione di particelle virali vive, concentrazione
riscontrabile quasi esclusivamente nel sangue o nelle secrezioni
genitali, in particolar modo nello sperma e, in misura minore,
nelle secrezioni vaginali.
Il virus non si trasmette tramite strette di mano, abbracci,
baci, morsi, graffi, né tramite l'uso di oggetti appartenenti a
persone sieropositive. Nulla è inoltre la possibilità di contagio
tramite indumenti, biancheria, asciugamani, lenzuola, né tramite
bicchieri, piatti o posate, rendendo sicura la convivenza con un
malato di AIDS, prestando minime attenzioni.
Il preservativo, impedendo il contatto tra mucose genitali e
secrezioni infette, è un presidio sanitario di provata efficacia:
il suo uso corretto rende il sesso sicuro e impedisce il contagio
non solo da HIV, ma da tutte le malattie sessualmente
trasmissibili.
Le cure: a partire dalla fine degli anni
Novanta, il numero di decessi per AIDS è iniziato scendere
sensibilmente grazie all'introduzione delle terapie combinate a
base di farmaci antiretrovirali, che hanno
allungato il tempo di incubazione dell'HIV. Ciò ha determinato una
diminuzione dei casi conclamati di AIDS e, di
conseguenza, dei decessi.
Finora invece si è dimostrato irrealizzabile lo sviluppo di un
vaccino che elimini l'HIV dall'organismo, principalmente a causa
l'altissima variabilità del virus stesso.
La cura è la prevenzione!: in una prima fase
evitando l'esposizione al virus, o immediatamente dopo l'infezione,
attraverso l'applicazione della profilassi post-esposizione (PEP),
a base di farmaci antiretrovirali che mantengono in uno stato
letargico il virus, ritardandone la moltiplicazione
nell'organismo.
E in Italia?
Un anno fa la rivista Science pubblicava un articolo annunciando il mancato
finanziamento italiano al Programma Nazionale di Ricerca sull'AIDS,
che poteva contare, al suo top, su un finanziamento di 25 milioni
di euro, scesi drammaticamente a meno di 10 milioni nel 2011 e a
quanto pare, a zero nel 2012. Nel frattempo negli Stati Uniti, a
gennaio 2012, Bill Gates offriva 150 milioni di dollari al Global
Fund per la ricerca delle tre principali malattie killer: AIDS,
tubercolosi e malaria. Il Giappone 340 milioni di dollari, il
Pakistan 6 milioni di dollari.
La ricerca italiana continua a lavorare nonostante il digiuno
finanziario.
Ma per quanto potrà ancora farlo?
Credits
Grafici: Ministero della Salute
Dati finanziari: Global Fund