30 anni di AIDS

1 dicembre 2012: giornata mondiale contro l'AIDS

 
 

Ne uccide più l'economia che le malattie. Questo almeno quello che sembra stia succedendo oggi nei paesi occidentali, paesi in cui la situazione economica potrebbe permettere livelli di ricerca e di sanità eccellenti, ma le cui scelte politiche indicano altre priorità.

 

Cos'è: AIDS Sindrome da ImmunoDeficienza Acquisita (SIDA è l'acronimo italiano) è una malattia del sistema immunitario causata dal virus HIV (Human immunodeficiency virus, il virus dell'immunodeficienza umana). La malattia rende debole il sistema immunitario lasciando l'organismo vulnerabile agli attacchi di infezioni e tumori. Ci si ammala quindi di AIDS, ma la mortalità è dovuta ad altre malattie che trovano l'organismo privo di difese.

 

Qualche dato: negli ultimi 30 anni - il 1982, è riconosciuto come anno di inizio dell'epidemia - i casi di AIDS notificati in Italia sono stati 53.000 con un tasso di decesso attorno al 65%. Oggi, le persone infettate (sieropositivi e malati di Aids) sono 120.000, con un'incidenza di 3.500-4.000 nuovi casi l'anno.

 

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L'incidenza del virus è in netto calo, se si considera che il numero di nuovi casi nel 1986 era di 14.000 - 18.000 e che il numero dei malati conclamati di AIDS ha raggiunto, nel 1995, il suo picco massimo, con circa 5.500 diagnosi all'anno.

 

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Com'è cambiata la malattia: l'AIDS è stata tra le malattie più stigmatizzanti dell'ultimo secolo.

I primi casi di AIDS sono apparsi nel giugno del 1981, negli Stati Uniti, quando il Centro per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie (CDC) registrò cinque casi di polmonite nella comunità omosessuale di Los Angeles.  I colpiti sembravano essere quasi esclusivamente omosessuali, tanto che, nel 1982, la stampa americana, in assenza di un nome per questa malattia, coniò il termine GRID, Gay-related immune deficiency (immunodeficienza gay). Nemmeno il CDC definì subito un termine per questa malattia che, per i primi mesi della sua insorgenza, continuò ad essere indicata, con i diversi nomi delle patologie associate.

All'aumentare del numero dei casi ci si accorse che, le comunità maggiormente colpite, oltre a quella omosessuale, erano quelle degli emofiliaci, degli haitiani e degli eroinomani, tutte parole che in iglese iniziano con l'H. Da lì il nome di "malattia 4H".

In 30 anni (vedi grafico sotto) la distribuzione della malattia si è enormemente evoluta, passando da "malattia degli altri" a "malattia di tutti", che colpisce, al giorno d'oggi, a prescindere dalla fascia d'età e dalle inclinazioni sessuali.

 

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Come evitare il contagio: l' HIV è un virus a bassa contagiosità, che per trasmettersi ha bisogno di un'elevata concentrazione di particelle virali vive, concentrazione riscontrabile quasi esclusivamente nel sangue o nelle secrezioni genitali, in particolar modo nello sperma e, in misura minore, nelle secrezioni vaginali.

Il virus non si trasmette tramite strette di mano, abbracci, baci, morsi, graffi, né tramite l'uso di oggetti appartenenti a persone sieropositive. Nulla è inoltre la possibilità di contagio tramite indumenti, biancheria, asciugamani, lenzuola, né tramite bicchieri, piatti o posate, rendendo sicura la convivenza con un malato di AIDS, prestando minime attenzioni.

Il preservativo, impedendo il contatto tra mucose genitali e secrezioni infette, è un presidio sanitario di provata efficacia: il suo uso corretto rende il sesso sicuro e impedisce il contagio non solo da HIV, ma da tutte le malattie sessualmente trasmissibili.

 

Le cure: a partire dalla fine degli anni Novanta, il numero di decessi per AIDS è iniziato scendere sensibilmente grazie all'introduzione delle terapie combinate a base di farmaci antiretrovirali, che hanno allungato il tempo di incubazione dell'HIV. Ciò ha determinato una diminuzione dei casi conclamati di AIDS e, di conseguenza, dei decessi.

Finora invece si è dimostrato irrealizzabile lo sviluppo di un vaccino che elimini l'HIV dall'organismo, principalmente a causa l'altissima variabilità del virus stesso.

La cura è la prevenzione!: in una prima fase evitando l'esposizione al virus, o immediatamente dopo l'infezione, attraverso l'applicazione della profilassi post-esposizione (PEP), a base di farmaci antiretrovirali che mantengono in uno stato letargico il virus, ritardandone la moltiplicazione nell'organismo.

 

E in Italia?

Un anno fa la rivista Science pubblicava un articolo annunciando il mancato finanziamento italiano al Programma Nazionale di Ricerca sull'AIDS, che poteva contare, al suo top, su un finanziamento di 25 milioni di euro, scesi drammaticamente a meno di 10 milioni nel 2011 e a quanto pare, a zero nel 2012. Nel frattempo negli Stati Uniti, a gennaio 2012, Bill Gates offriva 150 milioni di dollari al Global Fund per la ricerca delle tre principali malattie killer: AIDS, tubercolosi e malaria. Il Giappone 340 milioni di dollari, il Pakistan 6 milioni di dollari.

 

La ricerca italiana continua a lavorare nonostante il digiuno finanziario.

Ma per quanto potrà ancora farlo?

 

Credits

Grafici: Ministero della Salute

Dati finanziari: Global Fund

 
 
 

 
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