In California, un bambino nato con il virus dell'HIV è guarito dopo essere stato sottoposto ad alte dosi di farmaci antiretrovirali. Questo è il secondo caso di guarigione dall'HIV riferito dai medici di tutto il mondo.
Una nuova speranza
Il caso è stato presentato a marzo a Boston, alla Conferenza annuale sui Retrovirus e le Infezioni Opportunistiche. E' un caso che offre motivazioni e speranze per lo sviluppo di nuovi standard terapeutici per i bambini nati sieropositivi, e forse anche per le persone sieropositive di tutte le età.
Nessuna cura
I farmaci antiretrovirali esistenti sono farmaci che inibiscono la replicazione del virus HIV all'interno delle cellule umane, mantenendo il conteggio virale entro livelli non patologici, offrendo alle persone sieropositive una vita normale e buone possibilità di non sviluppare l'AIDS. Nonostante il miglioramento della qualità della vita raggiunto dalle terapie per l'HIV, i farmaci antiretrovirali per ora sono solo un modo per controllare l'infezione, non per debellarla. Pertanto, il trattamento effettivo di persone sieropositive consiste in una terapia che deve essere seguita per tutta la vita.
AZT
I farmaci antiretrovirali, come ad esempio il famoso AZT, sono stati originariamente sviluppati per il trattamento dei tumori, le cui cellule si replicano e diffondono nel corpo ad un ritmo estremamente elevato. Il farmaco, dopo un'iniziale successo, è stato rapidamente messo da parte a causa delle difficoltà di somministrazione e dei pesanti effetti collaterali. Solo nel 1980 il farmaco è stato reintrodotto in seguito alla pandemia dell'AIDS, perché si è visto che, come con le cellule tumorali, riusciva a rallentare la replicazione del virus.
Cocktail di farmaci
Oggi, le terapie per l'HIV sono evolute in cocktail di vari farmaci denominati generalmente HAART. I cocktail mescolano inibitori che agiscono sulle diverse fasi della replicazione del virus all'interno della cellula. Tuttavia, le terapie HAART sono spesso difficili da seguire e il cocktail viene reso inefficace dal progressivo sviluppo di resistenza ai farmaci che rende difficile controllare l'infezione per tutta la lunghezza della vita di una persona.
Un altro punto di vista
In questo complesso scenario sociale e scientifico la necessità di un cambiamento di paradigma sembra essere sempre più necessario. THINPAD è un progetto di ricerca recentemente finanziato che propone una prospettiva innovativa sulle terapie dell'HIV.
Seguendo altre strade
"Insieme con i quattro partner europei che partecipano al progetto THINPAD abbiamo deciso di abbandonare i sentieri battuti e di immaginare un approccio completamente diverso", dice il Prof. Maurizio Botta, coordinatore di THINPAD e professore del Dipartimento di Farmaceutica e Chimica Applicata presso l'Università di Siena, in Italia. "Abbiamo scelto di studiare una proteina che è viene conservata nella maggiorparte delle mutazioni dell'HIV e, allo stesso tempo, entra svolge un ruolo chiave e multiplo nella replicazione del virus."
Una proteina speciale
La proteina studiata dal gruppo THINPAD è chiamata proteina del nucleocapside (NC) e finora non è mai stato considerata per il trattamento dell'HIV. "I farmaci antiretrovirali funzionano bloccando il processo di replicazione del virus", continua il Prof. Botta. "Il nostro obiettivo è quello di sviluppare una terapia che riesca a bloccare ripetutamente il ciclo riproduttivo del virus HIV, in diverse fasi dell'infezione. La NC è una proteina unica e, se addomesticata, ci offrirà la possibilità di sviluppare un farmaco antiretrovirale diverso da tutte le altre classi di antiretrovirali prodotti fino ad ora ".
Gruppo di malattie
Il progetto THINPAD trae origine dal progetto TRIoH (finanziato nel 6° Programma Quadro) e presenta un approccio multidisciplinare per lo sviluppo di nuovi farmaci anti-HIV che non producono resistenza ai farmaci. "L'HIV probabilmente appartiene al gruppo di quelle malattie che non avrà mai una terapia o una cura unica. Ci auguriamo che la nostra ricerca riesca a portare speranza dove altri trattamenti hanno fallito ", conclude il Prof. Botta.